“È buio, guardo il mio psicologo: è in compagnia di una persona e sembra stiano facendo una seduta spiritica. Una ragazza, una fedelissima dello psicologo, mi accompagna fuori.
Passiamo su alcuni sassi un po’ aguzzi, sconnessi, poi dobbiamo abbassare la testa per riuscire a passare sotto una trave di cemento.
Subito dopo, una parete fatta di libri che dobbiamo scavalcare con attenzione perché i libri sono in equilibrio tra loro.
Riesco a passare senza far cadere nulla
In fondo alla stanza un water e riesco a fare pipì.”
In questo sogno si affronta un aspetto del lavoro psicoanalitico che, forse in un determinato momento, è stato vissuto come un poco “magico”, come se la risposta a problemi della sognatrice potessero risolversi “per magia”. La ragazza ignota che pare stia facendo la seduta spiritica altro non è che un alter-ego della sognatrice.
Ma presto arriva l’indicazione del mondo interno.
Nulla accade per magia, occorre un percorso, a volte non facile, passando su pietre aguzze, a volte bisogna “piegare la testa”, abbassare la parte razionale e cosciente per lasciare spazio al profondo, e occorre anche superare un muro di libri, la conoscenza, per poter accedere a qualcosa di più autenticamente nostro e profondo.
Solo allora riusciamo a… fare pipì, ovvero a scaricare le scorie inutili.